(In evidenza, il sacerdote-esorcista
dell’Oasi Mariana Betania di Alvito,
don Alberto Mariani)
9 Novembre 2024 –
Sabato – Dedicazione della Basilica Lateranense
Vangelo del giorno: Gv 2,13-22
Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del giorno: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”
È la domanda di chi cerca garanzie visibili, di chi fatica a comprendere un’azione così radicale e cerca prove concrete. Ma Gesù, nel rispondere, sposta l’attenzione dal segno esteriore a una realtà più profonda. Il segno che lui dà non è visibile nell’immediato, ma si rivelerà pienamente nella sua morte e risurrezione, nel “tempio” del suo corpo che sarà distrutto e risorgerà. Con questa risposta, Gesù ci invita a guardare oltre l’apparenza e a fidarci del mistero di Dio, che agisce in modo spesso incomprensibile ma profondamente salvifico. Il segno che ci offre è l’amore che dà vita, che restaura ciò che sembrava perduto.
A cura del sacerdote-esorcista
dell’Oasi Mariana Betania di Alvito
Don Alberto Mariani
dell’Oasi Mariana Betania di Alvito
Don Alberto Mariani