In alto il capitano dell’Isola Liri, Roberto Franzese.
Sopra il campione parteneopeo con la dolce consorte di nome Rossella.
Con la consueta serenità, anche il capitano dell’Isola Liri, Roberto Franzese è entrato in sala stampa per rispondere alle domande dei cronisti ed ha esordito dicendo: “Aver centrato il traguardo delle 450 partite, non può che rendermi felice e la componente essenziale che mi accompagna è sempre la stessa, ossia la serietà. E sedici o anche diciassette campionati con 30 partite giocate nel corso della stagione la dicono lunga sullo stile di vite che mi ha sempre contraddistinto. E’ il premio ed una gratificazione importanti per la condotta che ho nella mia vita privata”.
E’ questo il successo della tua longevità sportiva? “Sicuramente sì, perché quando hai compiuto 35 anni, ti ritrovi a lottare sul campo, con dei ragazzini che hanno quindici anni in meno e se non sei pronto fisicamente, diventa davvero dura”.
Hai disputato un’ottima gara non solo in fase d’impostazione, ma anche in fase di rottura ed il suo apporto si è fatto sentire a centrocampo…”Era importantissimo conquistare l’intera posta in palio, perché, qualora avessimo perso, le cose si sarebbero messe male, in quanto, obiettivamente andare ad Aprilia con un assillo terrificante, non ci avrebbe giocato a favore ed avrebbe alimentato il nervosismo. Quindi sapevamo dell’importanza dei tre punti e siamo contenti che sia andato tutto per il verso giusto”.
Sei un veterano, classe ’80, hai fatto un pensierino al chiodo ed agli scarpini? “Nel modo più assoluto, perché finchè sto bene ed ho voglia di fare sacrifici andrò sempre avanti, nel momento in cui mi accorgo di fare brutte figure perché non sono più in grado di correre come accade ora, smettero volontariamente”.
Come è cambiato nel corso degli anni Franzese, che è diventato guida e capitano dell’Isola Liri? “Beh… ho fatto la gavetta come tutti del resto, e poi con gli anni ho capito tante cose”.
E, dal punto di vista calcistico? “Credo che, in quindici anni ho calcato i campi di quasi mezza Italia, ed ho cominciato a 18 anni, quando, partito dal mio paesino in provincia di Napoli, sono andato a Venezia, ed inizialmente ho fatto fatica. Poi sono entrato nell’ordine di idee che sudarsi il posto in squadra ed uno stipendio non era facile, ho tenuto duro e, poi con l’esperienza mi sono sempre fatto valere”.
A cura dell’Ufficio Stampa dell’A. C. Isola Liri