Cassino / Botta e risposta tra Patrizia Menanno ed il Premier Matteo Renzi

Patrizia Menanno avvocato

Dal Presidente del Sindacato Avvocati Cassino A.n.f. Patrizia Menanno (in foto) riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “Egregio Signor Presidente, dopo aver ascoltato e letto ripetutamente le affermazioni da Lei fatte sull’Avvocatura italiana, ho deciso di sottoporle alcune riflessioni del tutto personali.

Premetto di essere iscritta al Partto Democratico da tre anni e di svolgere l’incarico di Delegata del Sindaco di Formia alla Legalità, alla Trasparenza e alle Pari Opportunità, a titolo gratuito. Ciò mi legittima a porLe delle questioni senza che esse possano essere interpretate come di mera “critica” politica, da avversaria.

Prima della mia estrazione politica, sono un’avvocata iscritta all’Albo degli Avvocati di Cassino dal 1991 ed esercito dal 1988, anno della mia laurea ed inizio del praticantato, con continuità la mia professione, ed oggi sono anche presidente di un sindacato di avvocati.

Ricordo che, ai miei esordi gli Avvocati erano considerati con rispetto da parte della collettività. Poi, man mano, la considerazione nell’animo della gente è venuta scemando, sino ad arrivare oggi a toccare il punto più basso di tutti i tempi. Ma, parlare di tale aspetto, senza parlare del contesto sociale e politico in cui tale fenomeno si è verificato potrebbe apparire una mera rivendicazione di “classe”.

Le innumerevoli riforme succedutesi nel tempo, dall’abolizione della figura del Pretore, alle riforme dei codici e all’introduzione di innumerevoli leggi e leggine, della mediazione con l’aborto di consentire a chiunque di dirimere controversie, lo scippo di materie delicate per donarle a professionisti diversi, gli aumenti esagerati degli oneri a carico dei cittadini per accedere al “servizio” Giustizia, hanno man mano eroso il ruolo di garanzia che compete, per diritto costituzionalmente riconosciuto, all’Avvocatura.

I cittadini e le cittadine hanno diritto di agire e resistere in giudizio per avere giustizia e possono fare solo avvalendosi della intermediazione professionale di un avvocato. Ma l’obiettivo della politica di questi ultimi anni sembra andare in direzione opposta alla tutela degli interessi privati, preoccupandosi esclusivamente di ridurre il contenzioso e solo perchè l’attuale sistema Giustizia non è efficiente e non è in grado di dare risposte in tempi ragionevoli ai cittadini.

E allora si sopprimono con un taglio lineare i tribunali, senza porsi alcun interrogativo sulle conseguenze che ricadono sui cittadini, con aumenti di costi e di lungaggini. Proprio in occasione della revisione della geografia giudiziaria sulla quale, badi bene, gran parte dell’Avvocatura era d’accordo, atteso che l’esistenza di molti tribunali era davvero anacronistica e inutile, si prescinde da una valutazione di fatto, caso per caso, per cui si sono privati interi territori di presidi di legalità, assumendo apoditticamente che tale assunto, avrebbe comportato un risparmio di circa 80 milioni di euro all’anno.

Egregio Presidente, dal 2012, anno della riforma, gli avvocati sono ancora in attesa di aver un rendiconto dettagliato su questi presunti risparmi indotti dalla riforma. Sono trascorsi 4 anni e i cittadini non sanno che, invece, i costi sono aumentati per dotare ad esempio i tribunali accorpanti di strutture idonee a ricevere una utenza maggiore. I cittadini non sanno che i costi di alcuni Uffici dei Giudici di Pace gravano sui Comuni direttamente per mantenere il servizio con grandissime difficoltà finanziarie.

Nel frattempo i tempi di definizione dei giudizi si sono dilatati ulteriormente. L’intento mediocre di mascherare le reali motivazioni di scoraggiare e rendere impraticabile ai più l’accesso alla Giustizia con una miriade di pseudogiustificazioni, tuttavia, non sfuggono affatto agli operatori del diritto che, quotidianamente, vivono i tribunali.

Ma pensiamo alle riforme: certo è senz’altro un biglietto da visita importante presentarsi al mondo come uno Stato che si ammoderna e che riforma se stesso in continuazione. Ma le riforme non sono la modifica di un articolo o l’introduzione di altri oneri per i cittadini. Le riforme vanno meditate e ponderate. E non si possono fare riforme ascoltando una sola parte del mondo giudiziario quale può essere la Magistratura, senza consultare l’altro attore essenziale che è l’Avvocatura. E soprattutto, non si possono fare, senza confrontarsi e condividere le scelte con chi, dal basso, vive i problemi e forse potrebbe essere di ausilio nella risoluzione degli stessi.

Imporre dall’alto senza un minimo di cognizione di causa determinativi correttivi, risulta il più delle volte dannoso.
Egregio Presidente non voglio parlarle delle difficoltà che la categoria sta vivendo in questo periodo, in cui anche le ultime riforme hanno accresciuto esclusivamente il potere di pochi grandi studi legali, non è nello stile anche di un avvocato di campagna voler muovere a compassione. Il problema è molto più aulico e molto più insidioso. Ed è dato dalla constatazione che tutte le grandi battaglie di civiltà, per la tutela dei diritti, rischiano oggi una compromissione letale con conseguente e definitiva compromissione dei principi di democrazia e giustizia.

Se ad un avvocato non può essere oggi consentito di svolgere la pienezza del suo ruolo discreto ma essenziale significa che un cittadino non potrà mai concorrere per l’accertamento della verità e il perseguimento della giustizia. E quando un cittadino viene privato della possibilità di avere una pronuncia di un tribunale dello Stato che gli dica se ha torto o ha ragione, quel cittadino prima o poi cercherà di risolvere direttamente e in maniera autonoma il proprio problema.

Egregio Presidente, molte cose eccellenti sono state fatte dal Suo Governo, anche se, per altre, mi trovo in totale disaccordo (per tutte, la questione del gioco d’azzardo per il quale, pur facendo parte di un’amministrazione di centrosinistra, ci stiamo muovendo in maniera esattamente opposta rispetto alle decisioni governative, parlamentari e anche giudiziali che troviamo discutibili) ma come avvocata non riesco a prescindere da ciò che è meglio per le persone e certamente trovo eticamente censurabile l’atteggiamento di uno Stato che lucra favorendo la lesione della salute e del benessere dei propri cittadini senza neppure valutare che gli introiti del gioco d’azzardo, al di là del fatto di favorire spesso organzizzazioni criminali e lobby, viene poi speso in termini di sanità pubblica.

Mi perdoni la digressione ma vorrei indurla ad una riflessione che sia di carattere più generale. L’Avvocatura non ha bisogno di un riconoscimento da parte di nessuno, perchè ci hanno pensato i Padri Costituenti a darle un ruolo di rilievo nell’organizzazione dell’ordinamento e i tanti avvocati italiani che, come me, lavorano dignitosamente e seriamente, con passione e sacrificio, rispettando le regole dei processi e il ruolo delle Istituzioni fanno onore a tutta la categoria ma certamente ferisce l’offesa, vieppiù quando essa è banale, gratuita e priva di ogni fondamento.

Andando alla sua infelice affermazione, mi corre l’obbligo di rammentarle che, se a un giudizio segue un appello e poi ancora un ricorso per Cassazione che a volte stravolge il primo giudicato, allora forse è perchè qualcuno nei gradi precedenti ha sbagliato.

La funzione dell’avvocato è ideale e sociale e serve ad armonizzare la società civile, senza la quale la stessa libertà può essere messa a repentaglio. Alcune affermazioni mortificano prima che l’Avvocatura l’essenza stessa della legge e non possono essere espresse da chi, il rispetto della legge, dovrebbe perseguire e imporre. Sarebbe un gesto apprezzato che Lei chiedesse scusa prima che a tutta la categoria di avvocati e avvocate, alle cittadine e cittadini italiani”.

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