Da tre anni viene continuamente chiamato in causa da Acea per una fattura contestata, di cui più volte, al gestore idrico, ha dimostrato il pagamento. Lo ha fatto per ben sette volte via fax, telefonando più volte al call center, inviando Pec con i documenti allegati e – sperando di concludere questa odissea – anche recandosi personalmente presso gli uffici Acea di Frosinone, ottenendo persino, a conferma del deposito dei documenti giustificativi, anche il numero di protocollo di avvenuta acquisizione degli atti attestanti il pagamento (vedere in alto tutta la documentazione prodotta dall’utente).
Malgrado tali premure, per la risibile cifra di 45 euro, continua a ricevere sollecitazioni di pagamento per una fattura relativa a consumi contabilizzati nel giugno 2013 e pagata invece regolarmente con bonifico bancario entro la scadenza, continuando pure a ricevere addebiti sulle nuove fatture per interessi passivi e altri oneri checontinuano a venirgli contabilizzati.
Il fastidioso calvario capita ad un collega giornalista di Ceccano, molto noto in città ed in provincia che, per comodità, chiameremo Francesco come la via in cui è collocata l’utenza idrica.
“Si, è vero, si tratta di un vero e proprio calvario – conferma Francesco – anche perché molte volte mi hanno richiesto questo pagamento anche con raccomandata e spesso, il postino, non trovandomi in casa, lasciava o nella cassetta, o ai vicini, l’avviso di ritiro, facendomi pure perdere altro tempo per recarmi, nemmeno alle poste, ma in uffici sparsi per il territorio a cui il servizio recapiti era stato affidato”.
Francesco prosegue con il suo sfogo: “Appare davvero sconcertante come tra uffici di una stessa azienda, una volta acquisiti gli atti, non si riesca a comunicare efficacemente. Mi domando cosa facciano i signori del servizio clienti dell’azienda in questione, durante il giorno? È possibile che, dopo più tre anni mi continuino ancora a tempestare di avvisi, ora anche via email, senza prendersi la briga di verificare prima se esiste la documentazione attestante il pagamento e da me fornita allo sportello di Frosinone, dove tra l’altro, dopo l’esame degli atti, compiuto da un loro funzionario, tutto è stato protocollato in data 25.11.2015 con codice a barre e n. MDN01071517?”.
Emetteranno ora un nuovo avviso di sollecito o invieranno finalmente una risposta definitiva all’utente facendogli recuperare gli interessi passivi e le spese postali addebitatigli per chiudere questa surreale vicenda? La legittima indignazione dell’utente non è solo per i 45 euro, ma per quanti soldi in più “saranno pagati da Pantalone” per le spese inutili sostenute dal gestore per l’impegno di tempo profuso dai propri impiegati nel preparare continui avvisi ed e-mail di sollecito, e che invece avrebbero potuto risparmiare solo facendo con più accortezza il loro lavoro. La beffa finale è che poi in ogni lettera di avviso, compresa l’ultima inviata attraverso la posta elettronica, viene riportato a chiare lettere: “nel caso abbia già provveduto al pagamento, voglia ritenere nulla la presente”.
Eppure al nostro amico Francesco, non arrivano scuse, ma solo avvisi di mora.