Domani. domenica 4 dicembre, si vota sull’intero territorio nazionale per decidere, attraverso un referendum popolare costituzionale, se modificare la Carta costituzionale in alcuni punti, se rivedere la posizione dei senatori, se abolire definitivamente il Cnel ed infine se correggere il Titolo V che regolamenta le competenze tra Stato e Regioni.
Abbiamo chiesto all’esponente de: Fratelli d’Italia, Luigi Di Stefano (foto in alto) una propria opinione, e, soprattutto perché gli Italiani dovrebbero apporre una crocetta sul NO, e non invece sul SI: “Intanto mi sembra ovvio – ammonisce Di Stefano – che se dovesse vincere il SI Matteo Renzi diverrebbe automaticamente padrone assoluto del panorama politico nazionale. Inoltre vorrei precisare che, aver incassato diversi voti degli Italiani all’estero, non vuol dire nulla, perché intanto bisogna vedere se le schede sono inventate o comprate, come ha suggerito qualche mio collega che orbita più in alto, inoltre bisognerà verificare se sono state scritte da una sola mano; ad ogni buon conto, chi ha detto che il Paese che vinca il SI’ oppure il NO, rimarrà spaccato, ha capito davvero tutto“.
“Perché sono per il no? – si chiede Di Stefano – E’ molto elementare: perché non posso accettare che si stravolgano i principi della Costituzione instaurando così una sorta di autoritarismo che gioverebbe soltanto a chi ha voluto fortemente chiamare, inutilmente, a mio parere i cittadini alle urne, ossia Matteo Renzi. Quest’ultimo ha dichiarato che se dovesse vincere il NO, si ritirerebbe dalla vita politica e smetterebbe di essere il Presidente del Consiglio, ma ora esorta i propri elettori a votare per il SI’. Ci sono troppi interessi personali e il bicameralismo perfetto, checché se ne dica deve rimanere tale, per consentire a chi si trova al Governo di amministrare nella maniera più giusta. Puntualizzo altresì che, molti dubbi sono stati sollevati anche in merito al nuovo rapporto tra Stato centrale e regioni disegnato dalla nuova legge, che, secondo i costituzionalisti del No, non risolverebbe le criticità scaturite dalla riforma del 2001.“.
Ma veniamo al dunque: “Certamente! Intanto siamo di fronte ad una riforma non legittima, in quanto è il risultato di un Parlamento eletto con una legge elettorale (il famoso Porcellum) dichiarata incostituzionale. Va inoltre aggiunto che gli amministratori locali che dovrebbero far parte del nuovo Senato ridisegnato, potrebbero usufruire della tanto agognata immunità”.
“Ma non è tutto – continua Di Stefano – perché anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando seri conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato, per cui la favola dello snellimento, concedetemi il termine, va a farsi benedire. La riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo rende più farraginoso: il nuovo Senato, composto ove dovesse vincere il SI infatti, prevedrebbe almeno sette procedimenti legislativi distinti. Per quanto riguarda la riduzione dei costi, temo che si risparmierebbe soltanto una piccola percentuale, quasi insignificante. E un altro dato non meno importante è che, l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini avrà come conseguenza l’obbligo di raccogliere almeno centocinquantamila firme (mentre attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare“.
Ma l’aspetto che Luigi Di Stefano proprio non digerisce è il seguente: “Il mix rappresentato dalla riforma costituzionale e dall’Italicum affida il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader. Più dittatura di così si muore… ma nessuno ne vuole parlare, forse perché la verità fa troppo male“.
Eppure ci sono voci di corridoio che propendono per il Si’ che lanciano pesanti anatemi sulle conseguenze che si ritorcerebbero economicamente nel nostro Paese in caso di vittoria del NO? “Credo che, ora più, che mai bisogna essere tranquilli, in quanto i trucchi per spaventare gli indecisi o i profani vengono sbandierati ai quattro venti, come una sorta di propaganda elettorale. Infatti non penso proprio che c’è il rischio di un altro governo tecnico, ed inoltre personaggi autorevoli riferiscono che il sistema bancario italiano è ‘solido’. Quindi le chiacchiere contano poco. Ma è importante cosa noi lasciamo ai nostri figli ed ai nostri nipoti, una Costituzione salda che non si tocca per nessun motivo!“.
Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni
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