Interessante e piacevole. Così è stato l’incontro che l’on. Paola Binetti (seconda foto in alto) ha tenuto nei giorni scorsi ad Isola del Liri. Organizzato all’interno del Premiato Cinema Liri dalla Parrocchia S. Lorenzo martire, con il coinvolgimento di tutta la Zona pastorale, ha avuto come tema “La nascita e la morte – nuove questioni di bioetica”.
Dopo l’introduzione dall’Avvocato Diego Mancini ed i saluti del parroco don Alfredo Di Stefano e del vicesindaco Angelo Caringi, la parola è passata alla relatrice, che ha subito precisato come l’incontro si pone al centro di una battaglia parlamentare in atto e – felice coincidenza! – alla vigilia della Domenica delle Palme, in cui i cristiani riflettono più intensamente sulla passione e morte di Gesù.
Nascere e morire sono i due poli entro i quali ruota l’esistenza umana con tutte le sue variabili e, tra queste, la salute, che, l’articolo 32 della Costituzione Italiana tutela come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” e al 2° comma sancisce il “rispetto della persona umana”.
Il passaggio da questo Articolo al nuovo Decreto di Legge in esame al Parlamento è stato breve e consequenziale con tutte le precisazione del caso, dal Dat che da “dichiarazione anticipata di trattamento” sta per divenire “Disposizione anticipata di trattamento” all’eutanasia attiva e passiva, dal suicidio assistito all’accanimento terapeutico.
Chiaro è che esaurire o meno una richiesta di morte, come già nel caso di aborto, significa porsi nella logica di assoluta irreversibilità, perché se in vita tanti errori o imperfezioni si possono migliorare, con la morte mai potrà avvenire.
Dall’esame dettagliato dei vari casi, diversi l’uno dall’altro –da Dj Fabo ad Eluana Englaro, da Luca Coscioni a Piergiorgio Welby e a Therry Schiavo– – e dall’analisi dei diversi aspetti si evince che, se la libertà ed il diritto del malato sono da rispettare, non altrettanto rispetto ci sarebbe per il medico e per l’intera struttura ospedaliera, che verrebbero vincolate dalla Legge, senza possibilità di obiezione di coscienza, come invece accade per l’aborto. Certo è che non ci sono né ci possono essere vite di serie A e vite di serie B e che la dignità della vita è “a prescindere”.
Tutti siamo “tentabili” dall’ideologia della libertà, lo stesso cristiano è chiamato a fare i conti con le proprie tentazioni, ma nel caso della vita e della dignità di ogni persona –comunque e qualunque essa sia– si tratta di difendere valori non semplicemente cristiani, ma completamente umani. Una legge dettata quindi dal profondo individualismo è una sconfitta per tutti.
La relazione dell’on Binetti, già molto ampia ed esaustiva, si è ulteriormente arricchita con alcuni interventi da parte del pubblico, grato per aver dibattuto un problema così profondo, che merita attenzione, conoscenza, confronto, riflessione e, perché no… un’azione concreta.
Luciana Costantini