“In un momento molto difficile e delicato della mia vita mi sono aggrappata al teatro e, devo dire che mi ha salvata”. A parlare è Leda Panaccione, attrice di teatro ed allieva del Cut del maestro Giorgio Mennoia.
Perché affermi che recitare ti ha risollevata? “E’ molto semplice: mi ha dato una ragione per vivere: in quanto sul palcoscenico riesco ad esternare tutte le mie pulsioni interiori e ad esprimere me stessa a 360°. Credo che potrei tradire chiunque, ma non il teatro… devo troppo a tale disciplina artistica”.
Se dovessi descriverti in poche battute? “Beh, posso dire di essere un’artista poliedrica, e dotata di innumerevoli sfaccettature. Sono del segno dell’acquario, visto che sono nata a Roma il 22 gennaio del 1972 e, dall’età di undici anni vivo a Cassino”.
Qual è stato il tuo percorso scolastico? “Ho frequentato il liceo artistico e poi l’Accademia delle Belle arti. Subito dopo, è iniziata l’avventura nel mondo del teatro, ma ho anche seguito assiduamente corsi di danza. Inoltre, negli ultimi tempi, ossia da circa sei anni, sto coltivando un’altra passione: quella per il canto lirico. Ci tengo a sottolineare che, non mi pongo limiti di età, quando una cosa mi piace provo a farla, se mi appassiono l’approfondisco”.
Qual è l’aspetto del teatro che ti ha affascinato maggiormente? “Ho sempre amato il teatro, fin da piccola: appartengo a quella generazione che guardava le commedie di Eduardo, i film di Totò, ma, come ricordato, ad appena undici anni i miei genitori si sono trasferiti nella Città Martire, dove la situazione artistica era morta e deficitaria. Quindi, per riuscire finalmente a raggiungere un teatro e ad avere una vera e propria struttura teatrale e, in particolare, la compagnia di Giorgio Mennoia c’è voluto un po’ di tempo, e mi riferisco all’inizio dell’anno 2000”.
Qual è la spinta maggiore che avverti sul palco? “Quando decisi di prendere il toro per le corna, dissi tra me e me: mi sono stancata di applaudire gli altri, voglio essere la protagonista delle emozioni della mia vita e stare al centro dell’attenzione”.
Sei più narcisista o più interprete? “Credo di non essere molto narcisista, e, se lo sono stata, mi è passato, mi ritengo più empatica. Anzi sono più che altro vittima dei soggetti vanitosi, ma adesso ho preso le dovute contromisure”.
Ti è mai capitato di dialogare con il pubblico? “Sì, le prime volte venivo provocata, e quindi, un po’ per rispondere ed un po’ per difendermi quasi litigavo con gli spettatori; poi invece ho imparato anche ad aprirmi alla platea… ed è accaduto di punto in bianco, e sfondando il muro, mentre stavamo recitando una comunissima scena. E questo mi fa piacere perché mi fa capire che sto veramente prendendo confidenza con il palco”.
Qual è l’opera in cui hai esordito? “La prima rappresentazione mi vedeva nei panni della sacerdotessa di Troia che non veniva creduta, e mi riferisco a Cassandra. Ed è proprio il caso di dire che, l’esordio non si scorda mai: mi tremavano le ginocchia. Mentre quella che ricordo con più affetto è ‘Bubbà u re’, una commedia nella quale ero vestita da pagliaccio e che mi ha permesso di mettermi in mostra agli occhi del pubblico e del regista Giorgio Mennoia”.
Ma sei anche un’artista che propone spettacoli burlesque? “Sì, ma conservando una dose di erotismo, tuttavia non è mai volgare e non mira ad eccitare il pubblico maschile, ma solo ad offrire allo stesso un… aperitivo”.
Qual è il tuo desiderio? “Mi auguro di continuare a fare teatro in futuro, e mi piacerebbe che anche Cassino riuscisse ad avere una compagnia stabile nel Teatro Manzoni e farne parte”.
Il prossimo lavoro? “E’ in cantiere, s’intitola: ‘Il condominio’ e verrà proposto a luglio. Inoltre stiamo provando uno spettacolo ispirato a: ‘La donna barbuta’ di Gennaro Francione, un ex magistrato che ha deciso di scrivere drammi e commedie!”.
Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni
Addetto stampa Miss Valcomino