Piena di vita, solare, spiccatamente socievole, desiderosa di conoscenza e felice di aver fatto teatro, disciplina alla quale deve molto del suo successo tra la gente. E’ il biglietto da visita dell’ex allieva del Cut, Graziella Vita (foto in alto) la quale ci ha detto: “Ho iniziato la mia avventura sul palcoscenico grazie al maestro Giorgio Mennoia, quando frequentavo ancora l’Università e mi riferisco al periodo che va dal 1995 fino al 2000. Avevamo creato un gruppo teatrale in seno all’Ateneo ed avevamo un laboratorio nell’Aula Pacis dell’Università; e ci siamo ritrovati tutti insieme a mettere in scena spettacoli di vario genere”.
Avevamo creato un gruppo teatrale in seno all’Ateneo ed avevamo un laboratorio nell’Aula Magna; e ci siamo ritrovati tutti insieme a mettere in scena spettacoli di cabaret”.
Quindi sei un’antesignana… una vera e propria veterana del Cut? “Direi di sì! Dopo quel quinquennio mi sono laureata, ho incominciato a lavorare ed ho dovuto abbandonare il gruppo. Ma dopo tanti anni, oggi, mia figlia Ginevra, che ha sette anni, ha intrapreso la medesima strada ed è iscritta alla scuola di teatro del Cut”.
Qual è l’arricchimento che si ha quando si recita davanti a tante persone? “Ti permette di crescere e di rapportarti agli altri in maniera pacifica e serena, ti consente altresì di superare tante paure consce ed inconsce e, credo che, comunicare con gli altri, senza alcun timore, sia un’emozione e un’esperienza senza prezzo”.
Il solito discorso, ripetuto anche dalle tue colleghe di corso: c’è di mezzo una base ed una finalità terapeutiche? “Indubbiamente, perché ci permette di superare tanti limiti e steccati che noi stessi creiamo: ma il teatro, in tal senso, non tradisce mai”.
Non trovi che, a furia di essere troppo disinibiti si possa rischiare di diventare maleducati? “Penso di no… laboratorio e teatro servono soprattutto a riequilibrare se stessi ed a rimettersi in discussione, senza per questo trasgredire delle regole che la disciplina teatrale possiede”.
Qual è la differenza tra chi vive in un mondo piatto e chi invece assapora la gioia del palco? “Le persone che recitano sono diverse e si notano subito, perché sanno stare con gli altri, socializzano con estrema facilità, raccontano le proprie esperienze. Quelle invece che vivono una vita melensa e, come dice Papa Francesco ‘vivacchiano’ e non fanno teatro, si lamentano tanto, e soffrono di una malattia che definirei ‘lamentite’. Con il teatro si migliora ed anche il tono dell’umore ne risente positivamente”.
Cosa consigli a chi non sta bene con se stesso? “Beh… intanto deve fare un po’ i conti con se stesso, perché sono convinta che le cose cambiano se noi stessi le vogliamo cambiare. L’importante è avere un obiettivo preciso: il teatro, la musica, la laurea oppure lo sport, sono tutti elementi di un medesimo disegno che si deve porre in essere. Bisogna provare, perché mette in moto il motore che è dentro ognuno di noi e, all’improvviso, si sviluppa un’energia positiva che in precedenza quasi ignoravamo di avere”.
Qual è il tuo prossimo traguardo da centrare? “Intanto mi piacerebbe molto perfezionare la mia attuale professione, ma sono sicura che ricomincerò l’attività teatrale insieme a mia figlia”.
Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni
Addetto stampa de: Miss Valcomino