“Per recitare occorre essere se stessi e tanta spontaneità. Durante le prove riesco sempre a canalizzare tanta adrenalina ed il benessere psicofisico è indiscusso e indiscutibile”.
A parlare con toni entusiastici della propria esperienza nel Cut, la scuola di teatro diretta da Giorgio Mennoia (foto in alto), è Gianfranco Rotondo (foto in alto), un cassinate ‘doc’ di 34 anni, domiciliato a Roma per questioni di lavoro, visto che è un poliziotto.
Domanda di rito: come ti sei accostato al teatro? “Intanto faccio parte del Centro Universitario Teatrale da circa tre anni ed ho maturato la decisione di iscrivermi, spinto anche dal mio testimone di nozze. Superato l’impatto iniziale ora sono soddisfatto della scelta compiuta, dal momento che, in precedenza avevo semplicemente recitato a livello amatoriale, a scuola o, in circostanze consimili”.
Quando hai fatto il tuo esordio ufficiale nella scuola di Mennoia? “Nel marzo 2016 quando ho avuto una parte nella commedia ‘Nun se ver luce’ di Anna De Santis e, da quel momento la passione ha preso il sopravvento su ogni altra componente negativa e mi sono sbloccato fino ad amare questa attività”.
Cosa ti ha trasmesso il teatro? “Quella sicurezza che prima non avevo, in quanto recitare aiuta a mostrare personalità e ti spoglia di quella maschera che tutti noi abbiamo e che utilizziamo per non mostrare i nostri difetti”.
E l’aspetto più affascinante del teatro? “Beh… sicuramente fare tante cose ed interpretare molti ruoli, corredati da tanti esercizi che non penseresti mai, di porre in essere, di fronte ad una platea: quindi l’istinto e la naturalezza, alla fine, hanno la meglio”.
Riusciresti a fare a meno del teatro, oppure si è creata una sorta di feeling e di… dipendenza? “Credo che non mi piacerebbe e non vorrei mai stare senza teatro, ma anche grazie alla bravura di Giorgio Mennoia ho imparato quei trucchi del mestiere e quegli artifizi che mi aiutano a dare il massimo sul palcoscenico”.
Qual è il prossimo spettacolo del quale farai parte? “Si tratta di Giallo in condominio… ho già fatto le prove e mi sono accorto che, più sei te stesso e più il personaggio riesce alla perfezione. Mi spiego meglio: non pensi se ti giudicano oppure no, ma il tuo obiettivo è quello di fornire emozioni al pubblico presente”.
C’è una persona che devi ringraziare? “Sicuramente devo rivolgere un plauso alla mia consorte, perché, nonostante non sia iscritta al Cut, mi ha sempre stimolato a non lasciare mai la scuola, in quanto, mi piace e, pertanto, mi trasferisce una sorta di benessere generale”.
Riesci a conciliare il teatro con la tua occupazione principale? “Sì, perché anche il nostro maestro è molto flessibile con gli orari lavorativi. Purtroppo per le prove sono costretto a spostarmi da Roma a Cassino, ma, con un po’ di organizzazione, sono riuscito a condividere sia la mia professione, sia la mia passione. Ed anche quando mi sento stanco, in un paio d’ore riesco a canalizzare lo stress, ad evitare la ‘routine’ e mi sento come rigenerato”.
Qual è il personaggio che hai interpretato e che ricordi con maggiore affetto? “Ne ricordo un paio… in particolare… quando ho vestito i panni del Carabiniere nella commedia intitolata: ‘Gliù Paese che s’è montato la capa’ e poi quando ho ricoperto il ruolo di Zeus nella commedia intitolata ‘Fantasmi e Pazzi’!”.
Quanto conta ricevere l’applauso sul palcoscenico da parte della platea? “E’ il giusto tributo ed il debito premio alla preparazione ed al lavoro che c’è alla base dell’esibizione! Inoltre rappresenta una gratificazione ed una compensazione perché ti senti soddisfatto: in primis perchè hai fatto colpo e poi perché hai suscitato diverse sensazioni positive a chi è venuto a teatro per assistere allo spettacolo”.
Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni
Addetto stampa de: Miss Valcomino