(Sopra il compianto Vescovo Mons. Lorenzo Chiarinelli;
in anteprima il suo omologo Mons. Gerardo Antonazzo)
Nei giorni scorsi il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo ha diramato a tutti gli organi di stampa un’omelia per ricordare il trigesimo del suo omologo mons. Lorenzo Chiarinelli. Nella nota si legge quanto segue: “La celebrazione della nostra preghiera nel trigesimo della morte del vescovo Lorenzo, pastore per un decennio della nostra Chiesa, esprime la gratitudine per i tanti benefici elargiti alla nostra comunità diocesana attraverso le parole e i segni pastorali compiuti nell’esercizio intelligente del suo ministero episcopale. Seguendo il tracciato della liturgia, possiamo ricordare il vescovo Lorenzo, mio venerato e indimenticabile predecessore, come servo della Parola, amico dello Sposo, ramo di mandorlo’.
Quale servo della parola: ‘Come ricordare il vescovo Lorenzo, se non come “servo di Cristo e amministratore di misteri di Dio”, servo fedele, obbediente e saggio? Un uomo sedotto dalla bellezza del Vangelo, che ha saputo amministrare i divini misteri in linguaggi umani comprensibili, avvincenti, persuasivi e coinvolgenti. La sua capacità di dialogare non ha mai ceduto a compromessi, custodendo integro lo spessore divino e irrinunciabile della Verità cristiana. La parola umana del vescovo Lorenzo, impregnata di vasta e nutrita cultura, era fecondata dall’incontro sapiente con la parola di Cristo‘.
Quale Amico dello Sposo: ‘Gli interlocutori del vangelo provocano Gesù riguardo al comportamento dei suoi discepoli che non digiunano, diversamente dai discepoli di Giovanni Battista e degli stessi farisei. Gesù reagisce: “Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?” (Lc5,34). La risposta di Gesù è molto astuta, perché si basa proprio su un punto di accordo con gli stessi farisei: non si digiuna in occasione di un avvenimento gioioso come un matrimonio. L’immagine si trasforma subito in allegoria: lo sposo diventa infatti metafora di Cristo. Dunque, non si impone ai discepoli il digiuno mentre grazie a Gesù e intorno a Lui si sta ormai inaugurando con gioia nuziale il mondo nuovo!‘.
Quale Ramo di mandorlo. ‘Con intuizione profetica il vescovo Lorenzo ha saputo leggere i “segni dei tempi” e riconoscere l’irruzione della novità dello Spirito di Dio nella Chiesa del Concilio e nei meandri confusi e disarticolati di una stagione culturale e sociale segnata da grandi trasformazioni. Nel vangelo odierno Gesù ha dichiarato anche l’incompatibilità fra il vecchio Israele e la novità del Regno: non si rattoppa un vestito vecchio con un pezzo tolto da un vestito nuovo, e non si versa vino nuovo negli otri vecchi. In entrambi i casi bisogna preservare il nuovo dal compromesso con il vecchio, perché non vada tutto perduto e vanificato‘.
Restare sereni in coscienza non significa essere esenti da umane debolezze. L’apostolo ipotizza più la possibile ignoranza che la completa innocenza. La giustificazione è un atto di Dio, non dell’uomo, un atto che non si basa sulla mancanza di peccato da parte dell’uomo, ma sulla grazia di Dio. È solo compito di Dio dare l’elogio per il dovere compiuto.
A cura dell’Addetto stampa
della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo
Dott. Gianni Fabrizio