La scorsa domenica pomeriggio la comunità parrocchiale di Posta Fibreno e tutta la Diocesi di Sora hanno vissuto una giornata particolarmente festosa, in quanto il prete del paese, ossia don Antonio Lecce ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni di sacerdozio al servizio della chiesa.
A presenziare l’evento il vescovo monsignor Gerardo Antonazzo, attorniato da una serie di presbiteri, il sindaco Adamo Pantano ed i suoi omologhi di Brocostella, Sergio Cippitelli e di Vicalvi, Gabriele Ricciardi. Presenti inoltre i componenti della Confraternita del paese, davanti ad un pubblico che ha gremito in ogni ordine di posti la chiesa di Santa Maria Assunta, caratterizzata dalla perizia del coro composto da Aurelio Longo, da Maria Ruma all’organo, dal polistrumentista Davide Ferri al violino, dal provetto Gianpaolo Ferri alla batteria e dal coro dei più giovani composto da altri ragazzi fedelissimi.
Dopo la lettura della pagina del Vangelo nella quale si indicava che, secondo Gesù, la mitezza non significa atteggiamento passivo e remissivo ma fuoco e ardore, sua Eminenza il Vescovo ha dato inizio alla celebrazione della Santa Messa. Non sono mancate letture tratte dal libro del Profeta Geremia ed altri canti singoli accompagnati dal coro, nonché brani dal profondo contenuto religioso estrapolati dalla lettera agli Ebrei e la metafora delle pecore che conoscevano la voce di Gesù e che lo seguivano, proprio come accade per gli essere umani devoti e credenti.
Poi ancora la parola al Vescovo che ha descritto il sacerdozio fedele e superiore alla stessa grandezza degli angeli, in quanto la Santa Vergine oppure un angelo, per l’appunto, non possono assolvere i credenti dal peccato e non potranno donare il Corpo ed il Sangue di nostro Signore. Il prete invece, può farlo e può dire: “Andate in pace”. Dopo Dio, quindi, il sacerdote è tutto.
E ancora: “In questi primi cinquant’anni di sacerdozio – ha ricordato monsignor Antonazzo – don Antonio ha mantenuto fisso lo sguardo verso Gesù obbedendo ai suoi comandamenti senza se e senza ma, in modo completo e senza mezze misure. Non ci sono stati altri interessi che hanno motivato il suo agire, ma semplicemente l’elevazione di Dio sopra ogni cosa terrena. Corsa, prova, lotta e perseveranza, le coordinate che ha seguito il caro don Antonio con estremo zelo. Nella corsa al sacerdozio non ha conosciuto rallentamenti di alcun genere: non tentennamenti, non negligenze, ma solo tanta disciplina, nella vita spirituale”.
Il Vescovo poi, rivolgendosi in prima persona a don Antonio ha detto: “Ma c’è anche un grazie strettamente personale, dal momento che mi sei vicino in qualità di Vicario generale, sin dai primi tempi in cui sono stato eletto Vescovo della Diocesi, perché mi hai assicurato il tuo sostegno, consiglio, collaborazione e condivisione durante i passi compiuti per il bene della nostra Chiesa diocesana”.
Poi ancora parole provenienti dai fedeli, in favore della santa Chiesa nel mondo perché segua l’esempio e l’incitamento di Papa Francesco. Un pensiero anche per i genitori di don Antonio, Pasqua e Angelomaria, per don Claudio Ferrante e per tutti gli altri sacerdoti defunti. A seguire, il momento toccante e profondo della celebrazione dell’Eucarestia con la distribuzione delle ostie consacrate ai fedeli, mentre il sunto della giornata liturgica è stato compiuto dall’insegnante Giustina De Benedictis che ha sottolineato la grande partecipazione delle persone, la solennità della celebrazione liturgica e la necessità di esprimere i propri sentimenti per coronare una giornata da incorniciare per monsignor don Antonio Lecce, per il paese e per la Diocesi.
Il primo ad esprimere le proprie congratulazioni è stato don Bruno Antonellis, il parroco originario di San Donato, che dirige la chiesa di Santa Restituta a Sora. Il discorso ha strappato senza troppa resistenza un applauso al pubblico presente quando ha detto rivolgendosi al celebrato: “Il motivo dell’intelligenza di don Antonio è da attribuirsi ad un colpo sulla nuca rimediato picchiando il capo contro una porta quando era tra le braccia della madre per sfuggire ai bombardamenti. Ma voglio aggiungere ancora, che: Papa Francesco mi ha consolato quando ha detto: <Se non siete inquieti, siete vecchi>… e siccome ho ottant’anni e sono inquieto, sono giovane…”.
A seguire il sindaco Adamo Pantano, ha portato al parroco il saluto di tutta l’Amministrazione e di tutti quei fedeli che non sono più in vita e che lo hanno conosciuto, rappresentando una figura di riferimento molto importante per tutti. Ed ha concluso l’intervento regalando una targa ricordo al festeggiato.
E’ stato poi il turno di Laura Carbone, presidente del consiglio comunale dei giovani di Posta Fibreno, che ne ha approfittato per ringraziare del suo operato don Antonio premiandolo con una targa.
La signora Giustina, compiendo una riflessione personale: “E’ importante ricordare una delle risorse più accreditate, ossia il coro parrocchiale: sorto per volontà di don Claudio e del compianto professor Giovanni Farina che ora si avvale dell’esperienza e della preparazione della maestra e direttrice Maria Ruma, e del supporto del M° Gianluigi Farina. Il coro si è arricchito, nel tempo, come ricordato in apertura con la presenza di voci e musicisti giovani. Maria Ruma e Davide Ferri hanno poi omaggiato, don Antonio con un mazzo di fiori e con una targa. Un dono è arrivato anche dagli alunni del catechismo che hanno immortalato il parroco con le chiese delle quali ha fatto parte, seguito da messaggi di augurio e da una catena di plastica”.
Quindi non poteva mancare il discorso di don Antonio che ha parlato di una sua recente passeggiata a Campo Marino luogo in cui è nato 72 anni fa, e gli è sembrato di tornare bambino, ricordando i primi tempi da chierichetto, la sua stima nei confronti di don Claudio Ferrante e quella chiamata che improvvisamente è venuta dall’Alto e che lo ha invitato a seguire il cammino fideistico e sacerdotale.
Il vicario ha poi ricordato di essere stato anche per otto anni Rettore, ma non si è sentito all’altezza del compito ed ha lasciato l’incarico. “Voglio essere il parroco tra la gente e questo fino alla fine del mio mandato. Ed anche quando monsignor Iannone ha insistito per eleggermi vicario generale, ho accettato, ma solo ad una condizione: quella di non rinunciare alla mia parrocchia”.
“Ma la missione più importante ed alla quale ho dato il mio contributo – ha continuato il parroco – è stata quella della Caritas. Mi sono adoperato per tutti i bisognosi scampati ad i vari terremoti del Friuli, dell’Irpinia, dell’Aquila, affinché non si sentissero soli. Tuttavia, c’è una cosa che mi sta facendo capire il Signore in queste domeniche: Gesù prima pregava, e poi gli Apostoli gli hanno chiesto: <Insegnaci a pregare>. Quindi mi devo dedicare di più alla preghiera, ed a visitare i malati e gli anziani, Questo è il mio proposito caro Monsignor Antonazzo, quindi l’incarico di vicario generale posso lasciarlo, ma la parrocchia no”,
Dopo l’intervento di Don Antonio il vescovo ha letto la benedizione inviata attraverso una pergamena direttamente da Papa Francesco. Anche il parroco di San Giovanni Incarico don Antonio Ricci ha letto il messaggio di stima e riconoscenza di monsignor Lorenzo Chiarinelli indirizzato a don Antonio, riconoscendogli bontà d’animo e tanta generosità e una dedizione inusitata verso la Chiesa.
Dulcis in fundo la catechista Antonina Petitta che ha ricondotto il pensiero di don Antonio a tutte le persone che ha toccato con le proprie mani, battezzato, unito in matrimonio e cresimato, preparato alla Santa Comunione, salutato e curato. Non si può non ringraziare una persona che tanto ha fatto con le sue mani per tutte le persone che ha conosciuto e per quanto ancora farà per il bene della comunità. La serata si è conclusa con un momento conviviale in Piazza Municipio dove sono stati distribuiti panini e bibite a tutti gli intervenuti! Grazie di cuore don Antonio!
Gilberto Farina