Il libro “Riflessi della Grande Guerra tra Ciociaria e Alta Terra di Lavoro” verrà presentato venerdì 21 aprile 2017, alle ore 17.00, nella Sala San Tommaso in Sora, nello spazio attiguo a Piazza Indipendenza, nell’ambito degli Incontri di Storia Arte Cultura promossi e organizzati dal Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”.
Il dott. Costantino Jadecola, giornalista, già funzionario di banca, è studioso delle vicende storiche di Terra di Lavoro. Per il Centro di Studi Sorani ha già pubblicato: Roccasecca-Sora: i cento anni di una ferrovia, 1992; Linea Gustav, 1994; Album di paese: Aquino, 1995; Mal’aria. Il secondo dopoguerra in provincia di Frosinone, 1998; con Giuseppe D’Onorio: Sora. Ferite di guerra, 2015.
In occasione della presentazione del libro del dott. Jadecola, sarà proiettato il documentario “Margherita Del Nero. Lettere al fronte 1915-1918” realizzato dal dott. Stefano Viaggio, che è stato regista televisivo e radiofonico nella sede Rai della Valle d’Aosta.
Giornalista professionista, Stefano Viaggio si occupa di fotografia e di storia della fotografia. Ha curato l’epistolario tra i suoi nonni materni Margherita Del Nero e Giuseppe Mizzoni, entrambi di Veroli.
«Si tratta dei risultati di una indagine che quantomeno, può orgogliosamente vantare il privilegio di essere stata la prima ad affrontare il tema Prima guerra mondiale con specifico riferimento al territorio e dai cui risultati potranno, ne sono certo, evidenziarsi aspetti e particolari di una sconcertante vicenda che, in questi cento anni, sono stati spesso garbatamente “sottaciuti”».
«L’impresa in realtà non era delle più semplici – afferma Jadecola – perché di quella guerra che pure aveva colpito nell’intimo la quasi totalità delle famiglie italiane le tracce indispensabili per condurre una ricerca di una qualche credibilità finalizzata al territorio erano meno che scarse ed anche i consueti archivi, generalmente generosi, apparivano di una aridità sconcertante».
«L’ampia regione – ha scritto nella prefazione del libro, il preside Luigi Gulia – compresa tra Ciociaria e Alta Terra di Lavoro, prima che l’intervento legislativo fascista ne disegnasse dal 1927 le attuali configurazioni e appartenenze amministrative, partecipò alle vicende della Grande Guerra come tutto il resto dell’Italia. Non fu teatro di azioni militari, come sarebbe tragicamente avvenuto negli anni cruciali del secondo conflitto mondiale, conobbe tuttavia e sperimentò sulla pelle della propria popolazione ogni aspetto e ogni conseguenza della mobilitazione generale del mese di maggio 1915 e dei successivi sviluppi fino all’esito, pur vittorioso, del 4 novembre 1918. Quel 1915 per tutto il nostro territorio era già iniziato come annus terribilis a causa del disastroso terremoto del 13 gennaio che si era originato e propagato dalla vicina Marsica.
La guerra – ricorda Jadecola, generalizzando una constatazione di Domenico Celestino – lo fece ben presto dimenticare “ed il paese, privato dei giovani uomini e rattristato dai lutti sempre più frequenti, visse tre anni di cupo dolore. Anche al territorio ancora diviso tra provincia di Roma e Terra di Lavoro la chiamata alle armi, come nel resto della nazione, sottrasse quasi il sessanta per cento dei lavoratori dai campi, mentre invece ben più alta della media nazionale era l’indice dell’analfabetismo nostrano».
Il preside Luigi Gulia ha poi aggiunto: «Diciotto capitoli sulla vita del nostro territorio negli anni della Grande Guerra, dagli scontri della vigilia tra interventisti e neutralisti alla conclusione vittoriosa, con il suono prolungato delle campane di Casamari, l’esultanza diffusa in tutti i comuni, i Te Deum di ringraziamento, ma anche col triste bilancio delle migliaia di morti al fronte, di quanti altri sarebbero poi deceduti a causa di ferite e malattie contratte in guerra o rimasti invalidi per l’intera esistenza, di vedove, di orfani».
«In tutto l’ordito narrativo non sembra esserci distacco alcuno tra i testi riportati e i raccordi, le riflessioni, le annotazioni dell’autore, che costituiscono una unità comunicativa avvincente. Grazie a questa abilità di scrittura e di redazione, il Piave, l’Isonzo, Asiago, Caporetto, pur geograficamente lontani, evocano vicende che si propagano nella quotidiana trepidazione e nella precaria realtà – economica, sociale, sanitaria – di ciascuna regione italiana. E ciò che la guerra non fece, lasciò fare alla febbre spagnola».
«Il Centro di Studi Sorani – ha concluso il professor Gulia – ringrazia Costantino Jadecola per questo suo nuovo contributo alla conoscenza della nostra storia, del quale ci ha generosamente anticipato significativi risultati in recenti Incontri di Storia Arte Cultura. Con la mente rivolta alle vicende di un secolo fa, ancora una volta ha presentato una composita realtà sociale attingendo alla profonda umanità che connota la vita delle persone, secondo un criterio di elaborazione storiografica di cui egli è stato iniziatore nel nostro territorio».