Nei giorni scorsi è stata inaugurata la mostra dedicata al Brigante Chiavone giunta alla III edizione, nell’aula della Catechesi della Chiesa Nuova, con l’esposizione di cimeli e attrezzi di epoca borbonica a cura di Angelo Peticca.
La rassegna è stata voluta fortemente dal presidente dell’Associazione Eredi del Brigante Chiavone, Pino Gemmiti (foto in evidenza). Quest’ultimo, intervistato all’interno del casolare attiguo alla chiesa di Santa Maria Porta del Cielo ha dichiarato: “Le finalità della mostra sono quelle di rievocare, attraverso cimeli e documenti tangibili, il periodo in cui visse il Brigante Chiavone pseudonimo di Luigi Alonzi, personaggio nativo di Sora, che, nel periodo dei Borboni combatteva contro i Francesi”.
Quando arrivarono le truppe piemontesi cosa successe in particolare? “All’arrivo dei Piemontesi si ritirò a Casamari e, successivamente tornò a Sora da trionfatore. Chiavone insieme ad altri briganti della Selva di Sora, continuò a combattere contro i Piemontesi e, in particolar modo contro il Colonnello Quintili e si rifugiò nello Stato Pontificio”.
Quanto è stato importante l’apporto del Brigante Chiavone per questa terra? “Importantissimo, perché ci sono stati briganti che combattevano al suo fianco riconosciuti a livello internazionale, ed infatti ci sono state delle interviste e dei reperti fotografici che lo ritraggono come una figura imponente tant’è che è stato insignito dei gradi di Generale dai Borboni”.
Deve più Sora al Brigante Chiavone oppure viceversa? “Bella domanda, credo che la città di Sora debba molto a Luigi Alonzi, in quanto aveva molta simpatia per Garibaldi, specialmente quando questi si irritava con i Piemontesi e, come Garibaldi sapeva ben utilizzare il pittoresco per guadagnare popolarità. Difendeva anche il territorio del sorano dai paesi vicini della Valle di Comino che si sentivano quasi espropriati. Concludendo era sempre al fianco della città di Sora e del Regno dei Borboni”.
Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni