“Grazie alle interpretazioni dell’attore Jim Carrey, a Tobey Maguire nei panni de: l’Uomo ragno alias Spiderman, ed al Cut ho acquisito sicurezza, ho recuperato autostima, sono diventato un personaggio carismatico ed anche a scuola mi sento valorizzato”.
La dichiarazione è di Sergio Paglioli (foto in alto) un allievo di appena diciassette anni di Rocca d’Evandro, iscritto al Cut diretto da Giorgio Mennoia. “La recitazione – ci spiega Sergio – è stata una grande ancora, una scialuppa di salvataggio ed è diventata un perno inamovibile della mia vita”.
Spiegati meglio… “Fin da piccolo guardavo i film di Jim Carrey e ripetevo le battute a memoria e tutti mi dicevano di continuare e di iscrivermi ad una scuola di teatro. Inizialmente per me era soltanto un gioco per stare con gli amici, poi, osservando ‘The Truman Show’mi sono sentito un po’ come Carrey un comico bravissimo ed espressivo, e l’apoteosi si è avuta quando ho visto al cinema, il film Spiderman interpretato da Tobey Maguire ed ho sentito il bisogno di esprimere me stesso identificandomi nel personaggio”.
Da quanto tempo frequenti il Cut? “Da circa tre anni e quando ho presentato il mio personaggio al maestro Mennoia mi è accaduto qualcosa di molto simile a Peter Parker alias Spiderman: lui è stato morso da un ragno, mentre io sono stato morso da… Mennoia e quindi è iniziato quel viaggio che, spero non finisca mai nel mondo della recitazione e del teatro”.
Com’è stato l’approccio al Cut? “Inizialmente ero timido, ma quando ho conosciuto il meccanismo per sbloccarmi e per mostrare a tutti che sapevo fare di più rispetto a quanto imparato da bambino, mi sono subito imposto di voler continuare”.
Soddisfatto quindi? “Sono contento perché recitare e fare teatro mi dà forza: la scuola è ben strutturata e quindi mi piace ed è quello che voglio fare in futuro. Non mi dispiacerebbe far parte di un cast cinematografico, lavorare nel mondo della pubblicità, per essere visto non solo al teatro, ma anche sotto un’altra prospettiva”.
Sicuramente farai in tempo… sei giovanissimo… “Infatti quando terminerò gli studi di Ragioneria mi iscriverò al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma diretto da Giancarlo Giannini e seguirò le lezioni per avere una formazione e per ottenere il visto per il mondo del cinema. Perché il grande schermo non è solo bello, ma alcune immagini ti trasmettono delle emozioni. L’attore quando recita invia un messaggio al pubblico e, quella persona che vuole fare l’attore vero e proprio, lo recepisce immediatamente”.
Quindi il teatro visto come professione futura? “Sì sicuramente, voglio continuare in questo settore perché mi sento realizzato, per me il teatro e la recitazione sono un… cibo senza il quale non posso stare”.
Più un bisogno nevrotico o più una passione? “Quando non vengo a teatro soffro, ma quando ci sono le prove in sede, sto benissimo e, anche all’esterno, mi esercito sempre con la dizione, con l’impostazione della voce, con la psicotecnica. Faccio un esempio: se devo essere malinconico, inizio a pensare cose tristi, e così riesco a riproporre il personaggio che mi chiede Giorgio”.
La commedia che ricordi con maggior affetto? “Sicuramente: ‘Nun se vere luce’, ed il personaggio Rocco lo sciupafemmine, quando, cioè, per la prima volta, sono salito sul palco, poi Oceano, ed un’altra sul bullismo. A tal proposito vorrei ricordare che, tanto tempo fa, sono stato vittima di un bullismo psicologico, da parte di loschi figuri, ossia di persone che adesso non osano più guardarmi negli occhi, sapendo che sono cresciuto e cosa sono diventato, grazie al teatro. Hanno sempre creduto, e mi hanno sempre trattato, come una persona remissiva e arrendevole, ma adesso le cose sono cambiate. Ed anche a scuola, un tempo il mio lavoro veniva sminuito e poco considerato, invece adesso sono stimato, i voti sono ottimi e sono diventato una persona di riferimento, ligia al motto: il maggior disprezzo è la noncuranza”
Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni
Addetto stampa de: Miss Valcomino