Carnello / Premio Fibrenus 2020, prorogati i termini di consegna delle opere

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(Sopra la Commissione 2019 al lavoro; in anteprima i selezionati del 2019 con la Commissione)
Continua il percorso culturale di valorizzazione del territorio promosso dall’Officina della Cultura che, anche quest’anno, assegnerà l’ormai autorevole Premio Fibrenus “Carnello cArte ad Arte”. Si tratta della XXXIV edizione del concorso di incisione rivolto ad artisti giovani ed emergenti, provenienti da tutto il mondo.
Il coinvolgimento di tali nuovi talenti rappresenta una ventata di freschezza ed entusiasmo per l’arte dell’incisione e rende appassionante e contemporanea questa tradizione secolare. La disponibilità a recepire le esigenze dei giovani incisori e la competenza organizzativa, ha reso negli anni il premio “Carnello cArte ad Arte” un evento conosciutissimo e prestigioso. La specificità della proposta culturale rivolta al linguaggio incisorio e il riferimento alla riscoperta culturale del territorio, hanno contribuito a far sì che il premio fosse riconosciuto da importanti enti ed istituzioni culturali.
Inoltre, nel corso degli anni, artisti provenienti dalle più disparate parti del mondo, hanno reso possibile la realizzazione di una rilevante raccolta di stampe che costituisce un patrimonio inestimabile. Per la prima volta la premiazione dei vincitori avverrà nella cittadina di Isola del Liri, dove sarà allestita anche una mostra delle opere pervenute. Inoltre, a causa dell’emergenza Covid-19, la commissione ha esteso alla fine del mese di Agosto il termine ultimo per la consegna delle opere.
Pertanto, sarà opportuno che gli interessati al momento di effettuare la spedizione, si accertino che il plico venga consegnato entro il 31 Agosto 2020. Il tema al quale gli aspiranti vincitori dovranno attenersi è il seguente: “Limes: confini culturali alla fine di un mondo”. L’obiettivo è quello di comprendere le problematiche della quotidianità e superare, attraverso l’arte, l’inquietante senso di precarietà che pervade la vita contemporanea. Nel suo significato originario il termine limes stava a designare una strada, un sentiero tracciato da un aratro che divideva due campi. Sotto gli imperi di Augusto e Tiberio, la parola limes passò ad indicare una strada militare fortificata utilizzata per difendere i confini.
Con Diocleziano e Traiano il limes rappresentava un vero e proprio percorso offensivo, tracciato durante le campagne militari al fine di penetrare e sottomettere il territorio esteso oltre il mondo romano. Il limes, dunque, separava l’interno dall’esterno e, nello stesso tempo, consentiva il contatto tra i due mondi attraverso uno scambio materiale e culturale.
 Così come nell’età imperiale, il confine è innanzitutto il “luogo” in cui due entità diverse entrano in contatto: questa commistione rende possibile un confronto, un dialogo e una reciproca comprensione. Il confine può essere anche di tipo mentale: il margine di incontro/scontro di idee tra due correnti di pensiero diverse oppure il nostro personale confine interiore, che sfocia nel timore dell’ignoto. Quello che dobbiamo chiederci è se abbia ancora un senso “difendere” i confini territoriali o culturali. Ciò che sarebbe invece opportuno fare è superare i confini, materiali o astratti che siano, sulla terra o nella propria mente, per necessità o per pura conoscenza.
Perché è proprio quando andiamo oltre, che scopriamo noi stessi e gli altri. Esiste un linguaggio universale dell’arte, che lega passato, presente e futuro per mezzo di un sentimento insito da sempre in tutti gli uomini. Oscar Wilde scriveva: “La vita imita l’arte più di quanto l’arte imiti la vita”, ebbene speriamo che le opere realizzate dai nostri giovani artisti, riescano a superare tutti quei confini che ci sembrano invalicabili.
Federica Palleschi

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