(In anteprima il sacerdote-esorcista dell’Oasi Betania di Alvito, Don Alberto Mariani)
27 Ottobre 2020 – Martedì – 30a settimana del Tempo Ordinario – Vangelo del giorno: Lc 13,18-21
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Parola del giorno: ‘A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito’
Interessante questo paragone del regno con il lievito. Soprattutto se non ci limitiamo a prenderlo soltanto per il verso in cui Gesù ce lo presenta, ossia quello dell’effetto che consiste nel procurare fermentazione. Certo, che il regno debba crescere con un’azione ben nascosta ma efficace come quella che porta il lievito a fare crescere la massa di farina è già abbastanza per portarci a riflettere e operare. Ma c’è dell’altro che può ancora più interessare, perché conoscendo il suo modo di operare, c’è da pensare che Gesù non lo abbia scelto e preso a paragone solo per il suo potere lievitante. Nella concezione degli ebrei il lievito era semplicemente un pugno di farina andata a male, deteriorata e dunque impura; al punto che, addirittura, per la pasqua non poteva essere usato. Proprio questo suo essere scartato fa pensare gli operatori per il regno, al tempo di Gesù ma anche dopo: non perfetti e neppure santi – come forse li si vorrebbe – ma con i loro limiti e difetti che, se si lasciano usare – umilmente e con pazienza generosa –
non soltanto lieviteranno tanti altri, ma loro stessi otterranno di essere trasformati dalla forza dello Spirito che è l’anima di tutto.
A cura del sacerdote-esorcista
dell’Oasi Betania di Alvito
Don Alberto Mariani